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Carceri: Bonafede, Polizia Penitenziaria non è di serie B

Calendario 2020 dedicato ai 30 anni dalla riforma

Carceri: Bonafede, Polizia Penitenziaria non è di serie B
"Costantemente trovo servitori dello Stato all'interno delle carceri che sono stati dimenticati per decenni, eppure ci credono ancora. Trovo passione, determinazione, coraggio e discrezione". Parla così del Corpo di Polizia Penitenziaria il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede alla presentazione del calendario, che celebra il trentesimo anniversario della riforma del 1990.
"L'agente penitenziario - ha detto il ministro - non svolge un lavoro di sorveglianza e basta. Il suo ruolo è fare in modo che il detenuto abbia un percorso di rieducazione che lo porti a non delinquere più, e questo riguarda la sicurezza di tutti noi". Bonafede ha spiegato anche che l'anno scorso sono stati assunti 1300 agenti, 754 quest'anno: "Investiamo in un Corpo di polizia che non sarà mai più di serie b. Il riordino lo pone su un piano uguale alle altre forze di polizia. Si stabilisce che la Polizia Penitenziaria avrà un ruolo importante nelle procure, nella magistratura di sorveglianza e in Eurojust".
La riforma del 1990 ha portato la smilitarizzazione, l'accesso delle donne con pari funzioni, la partecipazione alla attività rieducative dei detenuti. Sono oltre 38mila i poliziotti penitenziari, donne e uomini che lavorano nelle carceri e non solo. Come ha spiegato il capo del Dap, Francesco Basentini: "Da quando si è passati alla demilitarizzazione si sono valorizzati i compiti extra-penitenziari. Dall'altro lato il ministero cerca di portare il carcere anche all'esterno", nel caso dei lavoro di pubblica utilità i poliziotti penitenziari svolgono "sorveglianza proattiva fuori dal carcere, ad esempio per quei detenuti che curano i giardini a Roma". "Le doti della Polizia Penitenziaria? La fedeltà e il coraggio, non è facile lavorare in un carcere, ogni giorno subiscono e gestiscono emergenze", conclude.
Le foto del calendario sono state scattate nelle carceri, da Nisida a San Vittore, e nella Scuola della Polizia Penitenziaria Parma. È stato stampato in 45mila copie nella tipografia di Sant'Angelo dei Lombardi, che impiega lavoratori detenuti.
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