Ai nastri di partenza l’11^ edizione di Pordenonescrive, la Scuola di Scrittura Creativa di Fondazione Pordenonelegge curata dagli scrittori Alberto Garlini e Gian Mario Villalta, 36 ore di lezione per offrire uno sguardo coinvolto e coinvolgente sulla passione di ascoltare e scrivere storie. L'esperienza degli anni passati proseguirà con alcune novità importanti: innanzitutto più spazio ai laboratori, attraverso momenti dedicati sulla scrittura sia narrativa che poetica attraverso quattro focus: sulla struttura del romanzo, sulla poesia, sulla riscrittura e sul romanzo famigliare. E le lezioni frontali spazieranno dal gotico siciliano, all’ucronia, all’amicizia come tema romanzesco, passando attraverso l’incontro/scontro con la tradizione. Le lezioni di Pordenonescrive 2020 si svolgeranno a Palazzo Badini (via Mazzini 2, Pordenone) dal primo febbraio al 7 marzo, nel pomeriggio del venerdi e nella giornata di sabato. Iscrizioni da martedì 26 novembre, entro il 18 gennaio 2020 alla mail fondazione@pordenonelegge.it seguendo le indicazioni consultabili sul sito www.pordenonelegge.it tel 04341573100). Il corso è riconosciuto come iniziativa formativa per il personale della scuola con autorizzazione bonus insegnanti.
Autorevoli i docenti 2020: Andrea Tarabbia, vincitore dell’ultimo Premio Campiello, racconterà l’alto artigianato che presiede al lavoro di scrittura, individuando un tema focale, quello della riscrittura: perché continuamente riscriviamo cose che qualcun altro ha già scritto. Cosa sarebbe l'Ulisse senza l'Odissea e l'Amleto; oppure chiediamoci se Eco avrebbe potuto scrivere Il nome della rosa senza aver letto Manzoni, Borges e San Tommaso; o, ancora, come sarebbe Joker senza Taxi Driver. Michela Marzano invece si soffermerà sui rapporti tra fiction e autobiografia, come in un testo di finzione si possa inserire il materiale biografico dell’autore, attraverso strategie che vanno dal nascondimento, alla chiave, alla protezione, per arrivare infine, nelle forme più riuscite, a un arricchimento complessivo del romanzo. Nadia Terranova, finalista del premio Strega, terrà una lezione dedicata al gotico siciliano e un laboratorio sul romanzo famigliare. Partendo dalle sue passioni letterarie, quella per una Sicilia letteraria nascosta – a volte barocca, a volte secca e razionale – e quella per i romanzi che raccontano il vissuto famigliare, Nadia Terranova ci porterà dentro la sua stessa vicenda artistica, nella sua bottega creativa, per capire come lingua e strutture evolvono in una sorta di polifonia di influenze intrecciate. Mentre Marcello Fois si soffermerà sul tema dell’amicizia, e su come possa essere svolto romanzescamente. L’amicizia è uno stato portante dell’essere umano, ma anche un tema perfetto per l’ambiente romanzesco, se si sa come declinarlo con la ricchezza delle sue sfaccettature. È una condizione di philia soggetta a revoca, che può essere corrosa da scelte diverse di vita, amori conflittuali, oppure dall’appartenenza a diverse classi sociali. Tullio Avoledo ci racconterà uno dei temi più cari della sua produzione letteraria, e cioè l’Ucronia, la possibilità di inventare sviluppi diversi della storia, modificandone eventi chiave, per creare quindi universi paralleli, a volte perfettamente credibili, a volte chiaramente inventati. Chi non si è chiesto cosa sarebbe successo se Hitler avessi vinto la seconda guerra mondiale, o se l’impero romano non fosse caduto? Proprio da domande come queste può nascere un universo romanzesco. Per finire, i due curatori di pordenonescrive, Alberto Garlini e Gian Mario Villalta daranno vita ad altrettanti laboratori. Garlini si occuperà della costruzione del romanzo, partendo da un soggetto, e quindi dall’ideazione di una storia, che ha bisogno di una sua armonia e di una chiarezza di intenti, per non perdersi nel mare delle possibilità (o per perdersi meglio), per arrivare infine al primo capitolo, e toccando quindi elementi di stile e di efficacia. Mentre Villalta, premio Viareggio per la poesia, imposterà un fruttuoso corpo a corpo con gli studenti sul tema della poesia, come forma “alta” di utilizzo della lingua che innerva anche la prosa romanzesca, in un gioco di rimandi e di echi.