La delibera esplicitata all'Aula da Diego Bernardis (Lega) per la maggioranza e da Mauro Capozzella (M5S) per la minoranza, inerente la promozione di conflitto di attribuzione nei confronti del Parlamento, è stata accolta dall'Aula a maggioranza: 26 i sì del centrodestra, 16 i no delle opposizioni, nessuna astensione. Il documento è collegato alla promozione dell'iniziativa referendaria per l'abolizione del metodo proporzionale nelle elezioni di Camera e Senato, depositato presso la Corte di Cassazione il 30 settembre scorso dal Friuli Venezia Giulia con le Regioni Veneto, Piemonte, Lombardia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Liguria. Il 20 novembre la Corte Suprema ha dichiarato la richiesta di referendum conforme; la Corte costituzionale ha poi fissato la discussione sull'ammissibilità del referendum abrogativo per il 15 gennaio 2020. Poiché si tratta di un referendum avente ad oggetto l'abrogazione parziale di norme costituzionalmente necessarie, relative alle leggi elettorali di Camera e Senato, tra i requisiti richiesti per superare il vaglio di ammissibilità compiuto dalla Corte costituzionale vi è quello relativo alla necessità che la normativa risultante dal referendum eventualmente approvato sia autosufficiente. Perciò - affermano i sostenitori della delibera vi è l'astratta possibilità che la Corte costituzionale valuti vi siano ragioni di inammissibilità del referendum, inammissibilità che va scongiurata perché l'effetto sarebbe l'inibizione della sovranità popolare non potendo esprimersi attraverso l'atto referendario. Deve, quindi, essere scongiurato il rischio anche solo teorico di paralisi di funzionamento, rischio che si intende superare affermando che finché il Parlamento non legifera nuovamente in materia elettorale, si procede con la norma vigente. Perciò la delibera sottoposta al Consiglio regionale del FVG è indirizzata a sollevare, da parte del Consiglio medesimo con gli altri Consigli coinvolti dalla questione referendaria, conflitto di attribuzione nei confronti del Parlamento affinché la Corte costituzionale dichiari che quest'ultimo non può esimersi dall'adottare un atto che preveda la sospensione degli effetti del referendum approvato sino a nuova disciplina, altrimenti si creerebbe un vulnus di una legge elettorale costituzionalmente necessaria. Tra le ipotesi che si prospettano nel caso in cui il referendum sia ritenuto ammissibile dalla Corte costituzionale, c'è quella che il Parlamento nel frattempo licenzi una nuova legge elettorale. Due allora le possibilità: che la nuova legge vada già nel senso desiderato dai proponenti il referendum, ovvero verso un sistema maggioritario; che la nuova legge comunque mantenga il sistema proporzionale. Nel primo caso la richiesta di referendum decadrebbe in quanto non avrebbe più necessità di essere indetto; nel secondo caso, la giurisprudenza prevede che il quesito non decada, ma sia trasferito dalla Corte di cassazione sulla nuova legge. Affinché l'iniziativa abbia effetto - ha spiegato infine Bernardis - è necessario che deliberino in tal senso almeno 5 Consigli regionali promotori il referendum abrogativo. Se da parte del centrodestra si tratta, in ultimo, di un intervento preventivo, per il relatore di minoranza Capozzella, che nel suo intervento ha citato numerose sentenze della Corte costituzionale che affermano i casi di non incidenza sugli aspetti essenziali del sistema elettorale, si tratta di un'azione voluta solo per fare un favore alla Lega che ha voluto la richiesta di referendum, oltre che per indirizzare la Corte costituzionale verso i desideri dei promotori del quesito. Da parte del M5S, non si sarebbe dovuto procedere alla trattazione della delibera. Prima del voto in Assemblea, il testo era stato approfondito dalla V Commissione consiliare presieduta dallo stesso Bernardis.
Consiglio Regionale Friuli Venezia Giulia : approvata delibera conflitto di attribuzione
12 dicembre 2019
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