Nei quattro anni dalla morte di Giulio Regeni, "la più grande delusione è stata la scelta del nostro governo, il 14 agosto del 2017, di far tornare l'ambasciatore al Cairo, con il risultato di interrompere quella che già era allora una faticosa e scarsa collaborazione. Dunque che questo governo richiami l'ambasciatore dal Cairo. E coinvolga l'Unione europea nel dichiarare l'Egitto un Paese non sicuro". Lo chiedono, in un colloquio con Repubblica, Paola e Claudio Regeni, i genitori del ricercatore italiano ucciso nel 2016. "Quanto ad Al Sisi, ancora una volta, faccia ciò che da quattro anni promette di fare e non fa - aggiungono - risponda alla rogatoria della Procura di Roma e le metta a disposizione i cinque ufficiali dell'intelligence accusati del sequestro di Giulio perché siano interrogati e perché vengano stabilite le loro responsabilità. Senza il solito mantra sugli sforzi di cooperazione per la verità e giustizia". Dopo quattro anni, "non è più il tempo degli inganni, dell'ipocrisia, della paura. È il tempo del coraggio". Paola e Claudio Regeni hanno scritto sulla vicenda un libro, appena uscito con Feltrinelli, intitolato "Giulio fa cose": "Abbiamo deciso di raccontare il nostro cammino per la ricerca della verità - dicono - Di raccogliere alcuni passaggi significativi della sua tragica sorte e della nostra esperienza in questi quattro anni. Avevamo la necessità di raggiungere tutte le persone che non abbiamo potuto incontrare con i nostri viaggi 'di' e 'per' la verità, con la nostra, impareggiabile, legale Alessandra Ballerini. Abbiamo voluto raccontare la storia della nostra famiglia. Far comprendere meglio chi e come siamo. E questo per far capire chi e come era Giulio".
Regeni: genitori, l'Italia ritiri l'ambasciatore al Cairo
Paola e Claudio, Al Sisi risponda alla rogatoria
23 gennaio 2020
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