Sono almeno quattro i depistaggi messi in atto dagli apparati egiziani in relazione alla morte di Giulio Regeni. E' quanto è emerso dalle audizioni svolte oggi in commissione parlamentare d'inchiesta che ha ascoltato il procuratore di Roma, Michele Prestipino e il sostituto Sergio Colaiocco. "Nell'immediatezza dei fatti sono stati fabbricati dei falsi per depistare le indagini - ha spiegato Colaiocco -. In primis l'autopsia svolta al Cairo che fa ritenere il decesso legato a traumi compatibili con un incidente stradale. Altro depistaggio è stato quello di collegare la morte di Giulio ad un movente sessuale: Regeni viene fatto ritrovare nudo". Il pm di piazzale Clodio ha poi aggiunto che "esistono altri due rilevanti tentativi di sviare le indagini. "Il primo alla vigilia della nostra trasferta del 14 marzo del 2016. Due giorni prima un ingegnere parla alla tv egiziana raccontando di avere visto Regeni litigare con una persona straniera non lontano dal consolato italiano e fissa alle 17 del 24 gennaio l'evento. E' tuttavia emerso che il racconto è falso e ciò è dimostrato dal traffico telefonico dell'ingegnere che lo colloca a chilometri di distanza dal nostro consolato sia dal fatto che Giulio a quell'ora stava guardando un film su internet a casa". Successivamente "il soggetto che ha messo in atto il tentativo di depistaggio ha ammesso di avere ricevuto quelle istruzioni da un ufficiale della Sicurezza nazionale che faceva parte, tra l'altro, del team investigativo congiunto italo egiziano. Un depistaggio voluto per 'tutelare - ha raccontato l'ingegnere - l'immagine dell'Egitto e incolpare stranieri per la morte di Regeni'. Su questo episodio non ci risulta che la Procura del Cairo abbia mai incriminato nessuno. Il quarto tentativo di depistaggio è legato all'uccisione di cinque soggetti appartenenti ad una banda criminale morti nel corso di uno scontro a fuoco. Per gli inquirenti egiziani erano stati loro gli autori dell'omicidio". E' stato torturato in più fasi Giulio Regeni, il giovane italiano rapito e ritrovato morto in Egitto nel febbraio del 2016. E' quanto è emerso dall'audizione svolta oggi nella commissione parlamentare durante la quale sono stati ascoltati il procuratore di Roma, Michele Prestipino e il sostituto Sergio Colaiocco. "L'esame autoptico svolto in Italia ha dimostrato che le torture sono avvenute a più riprese, tra il 25 gennaio e il 31 gennaio. L'esame della salma - ha spiegato Colaiocco - depone per una violenta azione su varie parti del corpo. I medici legali hanno riscontrato varie fratture e ferite compatibili con colpi sferrati con calci, pugni, bastoni e mazze. Giulio è morto, presumibilmente il 1 febbraio, per la rottura dell'osso del collo".
Regeni: pm Roma, da apparati Egitto 4 depistaggi
17 dicembre 2019
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