"L'accertamento delle responsabilità è un dovere per la giustizia, ma tutti dobbiamo ricordare gli innocenti che hanno perso la vita in guerra, per costruire un futuro basato su responsabilità e spirito di riconciliazione". Così ha commentato stamane l'ambasciatore d'Italia in Bosnia Erzegovina, Nicola Minasi, nel commemorare a Mostar i tre giornalisti della Rai di Trieste Dario D'Angelo, Marco Luchetta e Alessandro Ota, uccisi da una granata il 28 gennaio 1994 mentre giravano un servizio sui bambini vittime della guerra in Bosnia Erzegovina. I tre, diventati negli anni un simbolo dell'importanza di salvaguardare la libertà di stampa e di informazione in tempo sia di guerra che di pace, hanno fatto scudo coi propri corpi alle schegge delle granate, salvando miracolosamente la vita al bambino che stavano intervistando al momento dell'esplosione. Nel deporre una corona di fiori sotto la targa posta sul luogo dell'attacco, alla presenza di una delegazione del Comune di Mostar, l'ambasciatore Minasi ha ribadito la necessità di onorare tutte le vittime della guerra con momenti di raccoglimento come quello odierno. L'ambasciatore ha concluso ringraziando i media, le personalità e i tanti cittadini che si sono uniti nel ricordo dei tre giornalisti. Tra questi, i rappresentanti della comunità internazionale, e i bambini dell'orfanotrofio "Dječiji dom Mostar", che hanno lasciato un fiore a fianco della corona.
Giornalisti: omaggio a tre cronisti uccisi a Mostar nel 1994
D'Angelo, Luchetta e Ota erano della Rai di Trieste
28 gennaio 2020
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