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Export: Confindustria Udine, trend positivo, ma decelera

Mareschi Danieli, servono fiducia e investimenti

Export: Confindustria Udine, trend positivo, ma decelera

Nel terzo trimestre 2019 l'export della provincia di Udine è cresciuto del +2,5% rispetto allo stesso trimestre del 2018, ma meno rispetto al primo semestre, quando si è registrato un aumento medio del +7,8% rispetto ai primi 6 mesi dell'anno precedente. Tra gennaio-settembre 2019, le vendite all'estero hanno segnato un incremento tendenziale del 6%, inferiore alla variazione annotata nel 2018 rispetto al 2017, e pari al +10,4%. E' quanto risulta dalle elaborazioni dell'Ufficio Studi di Confindustria Udine su dati Istat. "Nei primi nove mesi del 2019 - afferma in una nota la presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli - le esportazioni della provincia hanno comunque registrato una crescita tripla rispetto della media del Nord Est (+1,9%) e oltre il doppio dell'Italia (+2,5%), passando da 4.450 a 4.719 mln di euro". La bilancia commerciale udinese si mantiene sempre positiva nei primi 9 mesi, pari a 2.100 mln di euro, in crescita del 25,4% rispetto allo scorso anno. L'incremento dell'export è dipeso dai risultati positivi dei macchinari (+37,3%), prodotti alimentari (+3,7%), articoli in gomma e materie plastiche (+6,8%) e prodotti chimici (+9,2%). Quanto ai mercati di sbocco, la Germania, primo Paese di destinazione dell'export con una quota pari al 16,1% del totale (in calo rispetto al 2018, 17,8%), registra nel periodo gennaio-settembre una diminuzione del 3,9%, da 792 a 761 milioni di euro. Seguono Stati Uniti (+31,6%), Austria (-11,5%), Francia (+6,4%), Spagna (+16%) e Regno Unito (+4,7%). In forte aumento le esportazioni in Cina (+35,2%), grazie soprattutto al contributo delle vendite di macchinari. "Pur in una congiuntura complicata degli scenari internazionali, connotati da dispute commerciali, dazi, sanzioni e Brexit - aggiunge Anna Mareschi Danieli - si conferma la straordinaria propensione all'export delle nostre imprese, ma queste ottime performance non riescono tuttavia a compensare l'arretramento della produzione industriale, quest'anno destinata a chiudere in negativo, per la prima volta dal 2013. Il mondo rallenta, ma l'Italia è ferma - conclude - perché l'incertezza è nemica degli investimenti e senza investimenti tutto si ferma e il Paese inevitabilmente si impoverisce"

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