Il nuovo spettacolo di Marco Paolini è in scena al Politeama Rossetti, dal 27 novembre all’1 dicembre: l’artista, amatissimo dal pubblico dello Stabile regionale non poteva mancare dalla programmazione con questo “Nel tempo degli dei. Il Calzolaio di Ulisse” che lo vede coautore assieme a Francesco Niccolini, immerso nelle musiche dal vivo di Lorenzo Monguzzi, diretto da Gabriele Vacis e attorniato sul palco da Saba Anglana, Elisabetta Bosio, Vittorio Cerroni, Lorenzo Monguzzi, Elia Tapognani. Lo spettacolo è ospite del cartellone di Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Marco Paolini studia da anni la figura di Ulisse e – come spesso accade nell’iter creativo di questo artista – un’evoluzione molto articolata lo ha condotto a “Nel tempo degli déi”. Un primo racconto dal titolo “U” va in scena addirittura nel 2003 nel sito archeologico di Carsulae e vede il racconto di Paolini intrecciarsi alle improvvisazioni musicali di Giorgio Gaslini e Uri Cane. Poi un lungo momento di riflessione e nel 2013, in occasione del progetto “Odyssey” di Robert Wilson al Piccolo Teatro di Milano, Marco Paolini si occupa nuovamente di Odissea in una rilettura al Teatro Strehler. È il volano di un intenso periodo di ricerca, di una forte ispirazione e di un’urgenza creativa che sfociano nel 2017 nei primi studi per trovare la lingua e la storia della “Piccola Odissea Tascabile”. Nel 2018 all’Estate Teatrale Veronese va in scena “Il Calzolaio di Ulisse” in forma d’oratorio, che fonde parola recitata e cantata e dopo un’altra pausa in cui decantare l’esperienza, ecco che per l’artista – affiancato dal coautore Francesco Niccolini e dal regista Gabriele Vacis – arriva il momento di varare “Nel tempo degli dèi”, che nel marzo scorso è stato presentato al Teatro Strehler, coprodotto con il Piccolo di Milano, e che ora viene applaudito a Trieste e in tutta Italia. Non è facile immaginare quanto intenso, travagliato, entusiasmante, possano essere il percorso creativo che conduce a uno spettacolo e la profondità di lavoro di un artista come Paolini. Ma perché Marco Paolini si interessa proprio a quest’icona della cultura occidentale? E in quale prospettiva la tratteggerà? Il taglio scelto è singolare. «Con quanti, ma soprattutto con quali dèi ha a che fare un uomo oggi?» si chiede infatti. «Non penso ovviamente alle solide convinzioni di un credente, ma al ragionevole dubbio di chi guardando al tempo in cui vive, pensa con stupore e disincanto alle possibilità di accelerazione proposte alla razza umana. Possibilità di lunga vita, possibilità di potenziamento mentale e fisico, possibilità di resistenza alle malattie, eccetera... Restare umani sembra uno slogan troppo semplice e riduttivo, troppo nostalgico e rassicurante quando diventare semi-dèi appare un traguardo possibile, almeno per la parte benestante del pianeta. Ulisse per me è qualcuno che di dèi se ne intende e davanti alle sirene dell’immortalità sa trovare le ragioni per resistere». Intessendo musica, canto e parole, non più solo sul palco, Marco Paolini allora presenta un Ulisse lontano dall’immaginario comune: non è l’Ulisse del cavallo di Troia o del canto delle Sirene. È un eroe stanco, che incontriamo dopo la gara dell’arco e una volta compiuta la strage dei principi achei che gli insidiavano la moglie e delle ancelle che si erano loro concesse. Atena e Zeus lo appoggiano in quest’atroce ecatombe e gli assicurano protezione. Ma egli comprende il peso della propria vendetta e si condanna all’esilio. Vaga sotto le mentite spoglie del “calzolaio di Ulisse” e si racconta a un giovane capraio, incontrato sul sentiero che si inerpica fino allo “Chalet Olimpo”… «Da una parte gli dèi, dall’altra gli uomini. E in mezzo c’è Ulisse – sottolinea Gabriele Vacis nelle note di regia – un uomo che ha un rapporto privilegiato con gli dèi grazie alla sua intelligenza, alla sua arguzia. L’Ulisse che vorremmo raccontare è quello che ha già vissuto tutte le sue peripezie, è un vecchio di oggi: ancora molto in gamba, consapevole ma senza futili illusioni. È un saggio confuso e disorientato che ha bisogno di continuare a comprendere, nonostante tutto. È un Ulisse che, finalmente, prova ad ascoltare sua moglie, suo figlio, che prova a comprendere persino gli dèi capricciosi che si sono giocati il suo destino. Per questo, in scena, Marco non sarà solo. Sartre diceva che l’inferno sono gli altri. Questo anziano Ulisse ha bisogno di comprendere quell’inferno che sono gli altri». Giovedì 28 novembre alle 17.30 al CaféRossetti si terrà l’incontro GALASSIA PAOLINI. CONVERSAZIONE MIGRANTE tra MARCO PAOLINI e ROBERTO CANZIANI in cui si parlerà dello spettacolo ma anche dei vent’anni di “Jolefilm” luogo di elaborazione e di produzione dell’attività di Marco Paolini. L’ingresso sarà libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. A Trieste lo spettacolo replica alle ore 20.30 dal 27 al 30 novembre e domenica 1 dicembre alle ore 16. Per biglietti e prenotazioni si suggerisce di rivolgersi alla Biglietteria del Politeama Rossetti agli altri consueti punti vendita, o via internet sul sito www.ilrossetti.it. Informazioni anche al numero del Teatro 040.3593511.