25 gennaio 2020
"L'estrema
preoccupazione manifestata nell'imminenza dell'apertura del Cpr
di Gradisca d'Isonzo (Gorizia), purtroppo si è rivelata fondata.
Gli innumerevoli atti di violenza, aggressione e autolesionismo
che si sono succeduti sin dal momento dell'apertura, culminati
con fughe, risse, tentativi di incendio e, infine, con la morte
di un migrante georgiano trattenuto nella struttura, hanno
confermato le nostre più cupe previsioni": lo sostiene in una
nota il Siulp Fvg.
"Adesso, come sempre in occasione di eventi drammatici, le
polemiche degli opposti fronti politici, più interessati alla
polemica che alla comprensione e risoluzione dei reali problemi,
hanno al centro l'agire degli operatori delle forze dell'ordine
- prosegue il sindacato -, obbligate ai compiti di vigilanza
all'interno del Centro in condizioni estremamente disagiate e
costantemente emergenziali".
"Il disagio degli operatori delle forze dell'ordine,
impiegati in compiti di custodia e vigilanza di detenuti non
pertinenti alla loro specifica professionalità - si legge ancora
nella nota del Siulp -, si somma a quello pubblicamente
denunciato dai lavoratori impiegati nella gestione delle
strutture gradiscane che hanno segnalato 'scarsa igiene', 'pasti
davvero immangiabili' e l'insostenibilità del loro lavoro per il
quale sono corrisposte 'paghe da fame'".
"In queste condizioni d'impiego appare ineludibile la
richiesta di tutelare la sicurezza dei lavoratori impiegati nel
sito - conclude il sindacato di Polizia -, soprattutto riguardo
agli stringenti obblighi derivanti dal D.Lgs. 81/08 che, se non
rispettati puntualmente, dovranno necessariamente portare alla
chiusura della struttura, forse aperta con malcelata urgenza,
tanto da dover essere immediatamente sottodimensionata nella
capienza massima dichiarata".