Regeni: Genitori, la politica ha deciso di lasciar correre
Ma non siamo soli a chiedere giustizia, Italia ritrovi principi
03 febbraio 2020
"Fin dall'inizio, la nostra non è stata una vicenda legata solo alla perdita di un figlio, bensì una causa sostenuta da migliaia di cittadini italiani e di molti altri Paesi che hanno solidarizzato con noi. Qui si tratta di capire se esiste uno Stato in grado di difendere i cittadini al di sopra di tutti gli interessi, e questa pretesa di tutela riguarda tutti". Lo dicono i genitori di Giulio Regenei, Paola e Claudio, in un'intervista al Corriere della Sera, nel quarto anniversario dal ritrovamento del corpo senza vita del giovane ricercatore italiano. Sulla richiesta di richiamare l'ambasciatore italiano dall'Egitto, i Regeni spiegano: "Più volte abbiamo utilizzato il termine 'diluizione' riferito all'atteggiamento intuito già col primo governo che si è dovuto occupare dell'omicidio di Giulio; ossia lasciar passare il tempo, permettendo agli eventi di inserirsi e frapporsi con la ricerca di verità e giustizia. La Realpolitik - denunciano - è spesso un buon alibi per mascherarsi, violare convenzioni internazionali e non rispondere a nessuna morale". Sull'ipotesi che l'Italia sia ancora più debole senza ambasciatore, affermano: "Proviamo a ribaltare il discorso: se l'Italia vuole avere un ruolo centrale nelle politiche del Mediterraneo, perché non iniziare dimostrando che pone al centro della sua politica la dignità dei suoi cittadini ed il rispetto dei diritti umani? Coinvolgendo con energia anche l'Unione europea, ravvivando così i valori fondanti su cui si basa? Potrebbe essere una posizione per acquistare una reale autorevolezza e rispetto nella politica estera. Cedere sui principi democratici - avvertono - sui diritti fondamentali, equivarrebbe a dare ragione alle dittature, sarebbe come dire che i valori democratici sono perdenti".